domenica 16 settembre 2012

NUOVO CARTELLONE...INSIEME PER LA CULTURA AUTUNNO 2012

Il 28 settembre cominciano le attività culturali di questo autunno!

Nei prossimi giorni uscirà il nuovo cartellone di Insieme per la Cultura con le date e gli eventi dal 28 settembre fino alla fine di dicembre 2012.

Le attività crescono, le collaborazioni e la partecipazione che ci auspicavamo all'inizio di questo percorso prendono forma e insieme vanno a creare momenti culturali fondamentali per la vita quotidiana di un territorio come quello di Monte San Pietro.

Musica, Teatro, Incontri d'arte, Cinema, Tradizioni Popolari, Momenti creativi per bambini, Didattica della musica.

I GIOVANI CHIAMANO: M.O.N.S.T.E.R, i pensieri, la fase organizzativa, lo sviluppo e la fine del percorso.


Monster è acronimo di Movimento Neutrale Solidarietà Terremotati Emilia Romagna che il 9 giugno (15,30/24) al PalaSogni di Ponterivabella (Monte San Pietro) promuove una giornata di musica con gruppi rock, cori e gruppi giovanili per raccogliere fondi da destinare alle zone terremotate.
Riportiamo di seguito le voci di Erica Salbego e di Luca La Piana, due degli organizzatori che con il contributo dell’Amministrazione comunale di Monte San Pietro e di vari sostenitori hanno concretizzato l’iniziativa.


I PENSIERI, Anche Madre Natura
di Erica Salbego

Ci troviamo ad organizzare un evento culturale per un’emergenza dettata da Madre Natura, è la prima volta che mi capita, di solito le emergenze per cui ci mobilitiamo e facciamo benefit sono scelte, oppure soprusi, o momenti di riflessione che sfociano in protesta, ho pensato e agito insieme alla mamma di Federico Aldrovandi e Carlo Giuliani, ho lavorato attivamente per l’antifascismo e per ricordare a tutti che lo Stato italiano ha reputato, già da tempo, che il fascismo e la sua apologia sono reato, ho partecipato e organiz- zato eventi per persone che hanno vissuto percorsi politici o sociali, per i Migranti e per i loro diritti, per il movimento Queer, Omosessuale e per la tutela della Donna, contro le violenze domestiche e gli abusi di ogni tipo, per ricordare a tutti il significato della parola Libertà, ma ancora non mi era capitato di confrontarmi con Madre Natura e dover materializzare aiuti per ricostruire una società distrutta da Lei.
La sensazione di impotenza che incute è pari alla felicità che sa emanare. La Natura si esprime così, come deve, come noi esseri umani l’abbiamo condizionata, oppure semplicemente come è giusto che sia.
Non possiamo nemmeno prevederla perché i terremoti, come tante altre sue forme di espressione, non danno un preavviso, quel senso di instabilità e impotenza che creano arriva così, come se niente fosse e altrettanto se ne vanno, lasciandoci impotenti di fronte alle macerie. Intere famiglie, comunità di persone non hanno possibilità nemmeno di sapere quanto tempo c’è, quale spazio possono vivere e mai come ora, qui in Emilia-Romagna, tempo e spazio prendono forma, per come noi esseri umani li abbiamo codificati.
I media ora parlano di petrolio, di franking, di metodi per scavare chilometri nel sottosuolo, di trivellazioni... per produrre, speculare, guadagnare. Io da emiliana non ne sapevo nulla fino ad ora, sicuramente sono ignorante, ma non credo che tanti di noi ne sapessero qualcosa, l’informazione esce quando avvengono le tragedie.
Che dire? Ce la siamo cercata? Ci sono persone che pensano allo sviluppo e al progresso come errore cosmico, ci sono altre persone che lo vivono passivamente e non si rendono conto di cosa porterà, ci sono alcuni che analizzano, invece, le possibilità di ribellione della Natura alle nostre scelte umane e ci sono i pochi eletti che decidono come distruggerla, la Natura.
Ho sentito la paura di tutti, ma non di quest’ultimo gruppetto di eletti. La paura non si controlla perché fa parte di processi decisi da loro, a cui non voglio dare né un volto né un nome, ma sono sempre salvi e mai sotto le macerie, però, come tutti, vivranno Madre
Natura, magari pensando di poterla controllare e decidere quando e come interagire con lei. L’utopia dell’arroganza. All’Aquila poco tempo prima del terremoto di magnitudo 6.2 della scala Richter, la gente continuava a vivere una quotidianità “normale” nelle proprie case, i cittadini sono stati rassicurati dicendo che non ci sarebbe stato rischio, ma se il terremoto non si può prevedere non si può prevedere nemmeno il contrario. Comunque la commissione grandi rischi aveva talmente rassicurato i cittadini che erano tutti a casa tranquilli, non erano nemmeno organizzati spazi di eventuale ricovero, erano a casa, nelle stesse case che dovevano essere una certezza, per le quali hanno investito una vita di lavoro, in tanti casi precario, quelle che poco dopo sono crollate mal supportate da un’edilizia speculativa. Invece, subito dopo la scossa del 6 aprile 2009, nessuno poteva stare più in casa, nemmeno entrarci per capire, recuperare oggetti utili o cari, era diventata tutta zona rossa, un’intera città... Hanno cercato da subito di azzerare la volontà degli Aquilani e quindi immediata demolizione dello stato di diritto.
“Tra le possibili cause o concause dei crolli si ipotizzano in alcuni casi grossolani errori di progettazione strutturale e/o maldestri interventi postumi, in altri ‘errori’ in fase di realizzazione con l’impiego di materiali non conformi alle indicazioni di progetto: cemento armato contenente o sabbia marina e/o staffe di ferro posizionate a distanze non a norma di legge” (da Wiki- pedia).
Anche le scuole dell’Aquila, come le scuole italiane, prima della forte scossa, hanno educato ai valori della civiltà, tra essi la legalità, la giustizia e anche dopo, all’Aquila hanno continuato a crederci e a svolgere il loro compito perché la legalità è nostra e nostra è la giustizia: sono valori che non crollano con un terremoto e tanto meno con l’edilizia speculativa all’interno della quale quei valori venivano trasmessi e che per un grave momento sono stati traditi e seppelliti, ancor più che dalle macerie, dalle risa degli speculatori, dei loro amici istituzionali e delle connivenze.
Oggi abbiamo i capannoni industriali dell’Emilia con dentro i lavoratori, posti di lavoro apparentemente sicuri, costruiti da poco, ma totalmente fuori norma e fuori da ogni pensiero logico. Come puoi chiedere ad una persona di lavorare quotidianamente in luoghi che crollano come castelli di carte? Con quale dignità un lavoratore può pensare ancora di accrescere le tasche di un “padrone” che nemmeno controlla la sicurezza del luogo di lavoro, svendendo a basso prezzo innumerevoli ore della propria vita? Ogni mondo è paese?
Quale realtà hanno dovuto vivere e subire passivamente i cittadini Aquilani dopo il terremoto? Quelli dell’Irpinia, del Friuli e di tantissimi altri posti nel mondo?
Quali soluzioni ha trovato il nostro gruppetto di eletti? Come hanno aiutato a sviscerare la paura? Quel senso di nausea, giramenti di testa, instabilità che ho anch’io adesso nonostante l’epicentro del terremoto sia a 35 km da me?
Non ho risposte, forse però me le aspetto. Non possiamo contrastare Madre Natura e il suo caos, ma possiamo certamente ripartire, come dicono tutti i sopravvissuti a un terremoto, è la parola più menzionata ora, ripartire, senza riproporre errori del passato, senza conclamare la vittoria di chi decide per noi perché non c’è niente da vincere di fronte a tutto questo, senza dover provare odio e paura verso chi non ci vuole fare ripartire.
Il diritto di pensiero Madre Natura ce lo lascia e noi ce lo prendiamo nella sua totalità, è il nostro diritto più grande, pensare, insieme per ripartire e correggere, affinare il tiro per trovare quella dimensione spazio tempo che hanno codificato altri, renderla nostra e viverla.
L’evento del 9 giugno, come tanti altri che sono in programma servono, forse, a questo. Pensare insieme, agire e ricostruire.
Ripartire. La terra trema e si muove, noi proviamo per un attimo a fermarci e capire.


LA FASE ORGANIZZATIVA E LO SVILUPPO, Monster Against Earthquake ... Uniti possiamo!
di Luca La Piana

21 Maggio 2012 ore 21:43 nasce il gruppo MO.N.S.T.E.R. acronimo di Movimento Neutrale Solidarietà Terremotati Emilia Romagna. Nasce quasi per caso o forse è meglio dire che nasce per reazione, ho sentito la necessità di reagire ad una notizia letta su Facebook (dove il tutto si è creato), ovvero che il governo Monti avrebbe tagliato gli aiuti statali ai comuni terremotati e che i comuni stessi avrebbero dovuto arrangiarsi.
Trovando questa cosa l’ennesimo schiaffo in faccia ad una popolazione già gravemente provata, ho scritto un commento su una pagina Facebook (Monte San Pietro è una comunità viva) che recitava così:
“Visto che il governo ha voltato le spalle ai terremotati emiliano romagnoli, perché non organizziamo una raccolta fondi tramite un concerto in piazza Bonazzi o dove si può?
Gruppi locali ce ne sono in abbondanza... creiamo una Woodstock solidale!!! Magari possiamo riproporre il tutto nelle zone colpite dal sisma il giorno in cui consegniamo i fondi!” (Postato il 21 Maggio alle ore: 18.02)
I commenti non hanno tardato ad arrivare, anche se onestamente pensavo che sarebbe stato letto, commentato e lasciato nel dimenticatoio. Invece con mia grande sorpresa alcune persone hanno preso la cosa seriamente e si sono impegnate affinché ciò non restasse un’idea.
Visto l’afflusso di commenti propositivi, ho deciso di aprire il gruppo MO.N.S.T.E.R dove convogliare tutte le idee, le proposte e soprattutto le persone che in base alle loro capacità/possibilità si sono spese per creare una rete efficiente e collaborativa.
L’IDEA PRENDE FORMA Il gruppo cresce e con grande rammarico noto che molte persone che si sono iscritte in realtà non partecipano attivamente, sembra una sorta di vetrina sul quale mettersi in mostra quasi come a dire “visto ci sono anch’io!”, ma non mi sono curato di loro e mi sono concentrato su chi invece al progetto ci crede e spende tempo e fatica per poterlo portare avanti.
Avendo necessità di concretizzare alcuni punti, io, Carla Rimondi, Alessandra De Maria e Tamara Battistini ci siamo dati appuntamento, è stata una riunione informale molto amichevole dove si è parlato di permessi, sicurezza, gruppi che avrebbero suonato, sponsor e altro ancora... Un piccolo comitato organizzativo si è così creato, la cosa si sta facendo seria e adesso ci sono dei volti, delle donne, delle mamme e lavoratrici che vogliono che questo evento abbia luogo, alle quali devo rendere conto, ma siamo ancora distanti anni luce dal farcela e il tempo stringe, mancano meno di 3 settimane.
LA RETE CRESCE La rete di persone che si spendono nel portare avanti questa dolce follia cresce e si definisce. Da ogni parte politica c’è chi vuole partecipare senza mai nominare il suo partito, ma solo con l’intenzione di esserci per aiutare corregionali colpiti da questa piaga. Non nego che la soddisfazione di veder collaborare spalla a spalla esponenti del PD, SEL, FLI, M5S, ANARCHICI mi ha invaso e galvanizzato, mi fa pensare: “allora si può fare, si può ragionare come comunità senza barriere!” Questo è il passaggio fondamentale del tutto, una rete sociale unita senza dogmi che lavora per creare sul territorio qualcosa di grande.
I PROBLEMI E LE SOLUZIONI Di problemi, signori miei, ce ne sono stati a non finire, a partire dal fatto che abbiamo iniziato un progetto che per essere portato a termine avrebbe avuto bisogno di almeno 2 mesi, ma a noi restavano 2 settimane. Poi dovevamo trovare sponsor, persone disposte a lavorare gratis, persone disposte a fornirci materiali gratis e tutto questo per far sì che la cifra finale non venisse toccata, tutto dovrà essere destinato ai terremotati, o per lo meno la maggior parte della cifra. Dico la maggior parte della cifra perché ad esempio la SIAE vuole essere pagata (per il sottoscritto poco o molto è sempre troppo), abbiamo avuto una tipografia che prima ha proposto di stampare gratis con tanto di preventivo... e poi ha presentato il preventivo per il pagamento (abbiamo poi dato l’appalto ad un’altra tipografia che in urgenza si è comunque accontentata), abbiamo proposto a personaggi famosi bolognesi di partecipare all’evento, ma o non hanno risposto o hanno chiesto il gettone ... il gettone!?
Comunque Bologna e provincia ti danno sempre una certa soddisfazione e gente disposta a dare il proprio contributo senza richiedere nessun tipo di parcella o pubblicità ne abbiamo trovata eccome... tutti dei grandissimi Emiliano Romagnoli, un nome per citare un attore comico nostrano è Duilio Pizzocchi.
Ma credetemi che dietro a questo evento ci sono decine di persone che hanno lavorato sodo e che ancora lavorano per risolvere ogni problema si presenti.
Arrivati a martedì 29 maggio dovevo presentare la richiesta di patrocinio, ma una scossa terribile ha fatto evacuare tutti gli stabili comunali, ho pen- sato che probabilmente al terremoto (e forse non solo al terremoto) desse fastidio ciò che un pu- gno di cittadini stava creando ... ma comunque anche se in mezzo alla piazzetta del Comune di Monte San Pietro, quel foglio andava consegnato a tutti i costi, in fondo la causa era più che lecita. Ebbene il foglio è arrivato nelle giuste mani grazie all’aiuto di alcuni dipendenti comunali, anche se in una situazione a dir poco irreale per questo piccolo comune di provincia.
Ma questi sono aneddoti dei quali vi potrei riempire almeno 5 pagine ... la morale è che per ogni problematica che si presentasse al gruppo, il gruppo la risolveva, senza se e senza ma! (e parlo di un gruppo veramente esiguo di persone... anche se sulla pagina di facebook se ne contano molte).
LA “DIREZIONE” ARTISTICA Questa è stata la nota dolente che mi ha molto deluso... se da una parte i cittadini volevano l’evento, dall’altra i gruppi emergenti di Calderino non sono stati altrettanto partecipativi. La direzione che aveva preso il progetto era quella di far suonare solo gruppi locali emergenti, o anche già avviati, in modo da dare risalto anche al lato artistico del paese. Ho fatto attaccare un cartello nella sala prove comunale dove si chiedeva ai gruppi la partecipazione ad un evento benefico, nel cartello erano indicati il mio nome, il mio numero di telefono e la mia e-mail ... personalmente devo ancora ricevere una chiamata o una mail ... Quindi mi sono mosso in un’altra direzione, ho chiamato amici, gruppi di conoscenti o gruppi presentati da conoscenti e ho iniziato a creare il palinsesto musicale della giornata. Da notare che alcuni gruppi locali già avviati avevano dato disponibilità, ma per problemi tecnici non hanno potuto partecipare all’evento ... e questo mi è dispiaciuto molto! Comunque tra sì, no e forse si è delineata la giornata musicale con un mix di generi per la maggior parte derivati dal rock, ma anche hip hop, un coro, un gruppo di musica cantautoriale italiano e un gruppo di cover locale. Ci sono stati gruppi locali presentati troppo tardi e purtroppo il palinsesto era già pieno ... ragazzi sarà per la prossima, grazie per l’intenzione!
CONCLUSIONI L’evento ormai è completamente delineato in ogni sua forma, artistica, tecnica, organizzativa ... non resta che attendere il 9 giugno e fare di questa giornata un momento da ricordare negli anni per Monte San Pietro e soprattutto fare in modo che si raccolgano più fondi possibili da destinare al comune di Cavezzo (MO), devastato dal sisma per tre quarti del suo territorio. Nessuna retorica e nessun tipo di demagogia, questa giornata andava fatta e basta! Vi aspettiamo numerosi, perché crediamo che sia un DOVERE partecipare, faremo del nostro meglio perché risulti un PIACERE. Ringrazio ogni singola realtà, associazione, istituzione e persona che abbia partecipato a quest’avventura. Probabilmente ho dimenticato di raccontarvi qualcosa o di menzionare qualcuno, ma in questo momento sono ancora nel pieno dell’organiz- zazione e i miei pensieri si accavallano l’un l’altro, non preoccupatevi, sabato vi ringrazierò tutti!


LA FINE DEL PERCORSO ha visto una giornata importante realizzarsi, gruppi musicali, attori, performers, istituzioni e cittadini di Monte San Pietro, ma non solo, si sono ritrovati al Palasogni di Ponterivabella creando momenti importanti sia dal punto di vista empatico che da quello pratico.
La giornata ha visto entrare ben 1500 € che sono andati al Comune di Cavezzo, in provincia di Modena, uno dei paesi più colpiti dal sisma.
Siamo rimasti in contatto con la Polisposrtiva di Pallavolo Cavezzo, alla quale abbiamo donato i soldi, che ci aggiorna su come vengono spesi e su quanto potessero servire ai bambini delle scuole di Cavezzo che li stanno tutt'ora utilizzando per le piccole spese dei campi estivi allestiti in tendopoli.



ARGOMENTI: LICENZIATA

tratto dalla newsletter "Insieme per la cultura" del mese di giugno 2012


Un bellissimo incontro che ha visto interventi di Ivana Sandoni (coordinamento donne SPI-CGIL de%a Provincia di Bologna) e di Anna Chiari (Segretario SPI- CGIL de%a lega di Monte San Pietro) mirati alle problematiche del lavoro e dell'occupazione giovanile e ricchi di stimoli che di seguito cercheremo di sviluppare.
Chiara e significativa la presentazione di Anna Maria Pedretti (Libera Università dell'Autobiografia di Anghiari) del progetto che ha dato vita al libro Omsa, che donne! in assonanza con lo slogan pubblicitario, coinvolgente la lettura diretta dei contributi di alcune lavoratrici e la visione del video-documentario che ha dato il titolo alla serata: Licenziata.
Evidenziamo il lavoro delle organizzazioni che operano sul territorio di Monte San Pietro, perché stanno svolgendo un importante ruolo di divulgazione e di attenzione sui principali problemi del nostro Paese, attivando nel contempo modalità coinvolgenti sul piano emotivo e con proposte gradevoli a livello spettacolare.
Sono: l’Uomo che verrà di cui abbiamo parlato nel nr 3 sul tema della mafia, La Conserva, La rana dalla bocca larga, Coordinamento donne SPI-CGIL di Monte San Pietro, che col patrocinio del nostro Comune tengono vivo il dibattito e sollecitano quesiti importanti e riflessioni sulle prospettive.
Julian Dibbell su “Le Scienze” del mese di maggio: “quando il mercato non riesce a fornire un certo servizio sociale, il primo posto dove si guarda per una soluzione è lo Stato”, ma se lo Stato è governato da chi si rivolge al mercato per risolvere quel problema, il cerchio è chiuso. Torniamo al Mash di Altman “chi è moribondo può chiedere di essere ricoverato, ma chi chiede di essere ricoverato non è moribondo”. A chi si rivolgono le lavoratrici dell’OMSA di Faenza e i disoccupati italiani, quando le imprese non funzionano? Allo Stato italiano richiamando gli ammortizzatori dello Stato Sociale vigente. Ma la Stato italiano elimina o riduce lo Stato Sociale perché durante la crisi è uno spreco ed è meglio investire sulle imprese ... che licenziano. In buona sostanza chi è licenziato è moribondo e può chiedere un ammortizzatore, ma se chiede un ammortizzatore vuol dire che non è moribondo, quindi non è licenziato ... per lo Stato.
Tutto ciò, sia la drammaticità del fatto che l’ironia, è contenuto nell’emozionante serata di Licenziata. Il contatto con chi ha vissuto la vicenda dell’OMSA e ha voluto comunicare creativamente e ironicamente il grave problema della sopravvivenza non solo sociale, ma anche vitale e umana, ci ha coinvolti.
Tra breve 170 lavoratrici (ex OMSA) saranno assunte da una nuova ditta che costruisce divani. La loro professionalità sarà riconvertita, mentre altre 70 dovranno attendere un nuovo impiego e sperare in un nuovo padrone, oppure più concreta- mente continuare il loro percorso con la solidarietà delle colleghe che avevano aderito, fin dall’inizio della vertenza, a quel patto: “tutte le lavoratrici dell’OMS A occupate.”
Oggi infatti non siamo alla fine dell’800 dove il padrone decideva dei destini delle famiglie; oggi viviamo in uno stato di diritto che permette di trovare altre soluzioni sociali, solidali, politiche e anche economiche. La nostra non è una società in crisi, anzi continua ad essere ricchissima, solo che la ricchezza è concentrata su pochi destinatari.
CRISI. Siamo in crisi – dice lo slogan dei pochi destinatari – non bisogna evadere le tasse, non bisogna sprecare, lo Stato Sociale è uno spreco, le pensioni sono uno spreco (che personalmente ho anticipato con 450.000 € in 38 anni di contributi), sono uno spreco la scuola e la cultura “che non è mortadella e quindi non si mangia” ci fa capire un nostro governante. Paghiamo le tasse, evitiamo gli ... sprechi, paghiamo i danni del nostro terremoto (2 cent al litro sulla benzina, ricordiamoci che i cent sono 3 perché stiamo ancora pagando quello di Messina, inizio del 1900) perché i ... risparmi debbono essere dati a chi risolve la crisi: banche, imprenditori, imprese, finanzieri, varie mafie (nell’accezione italiana), corruzione, ma ai cittadini no perché sono gli unici a non essere in crisi e dare ai cittadini sarebbe - allora - uno spreco. Purtroppo Keynes non la pensava così ed era un economista liberal e Marx neppure ed era un economista comunista. Ma anche l’amministrazione Obama ha dei dubbi: “... la crisi economica poteva essere evitata” ci fa sapere.
Michael Sheehan? Kenneth Dart? Paul Singer? John Paulson? Fanno parte dei dubbi di Obama. Perché a Monte San Pietro dobbiamo conoscere i problemi delle licenziate dell’OMSA e non chi si è arricchito con la crisi ed ha contribuito a licenziarle? Non è stato il loro padrone a licenziarle, ma chi gestisce il sistema della globalizzazione capitalista, chi gestisce la speculazione finanziaria e chi sostiene che la proprietà privata liberal è uguale ad accumulazione senza limiti.
Ormai, dei lumi illuministi e dei valori liberal di un’antica borghesia che ancora fanno parte delle carte costituzionali degli Stati di diritto ad orientamento democratico, nella pratica è rimasto ben poco. Dobbiamo invece essere convinti che uno Stato democratico non può essere governato da altri che non siano DEMOS, cioè Popolo. Non offendiamo quindi le nostre intelligenze, non offendiamo le licenziate d’Italia, non offendiamo i nostri colleghi lavoratori serbi e polacchi, proviamo invece a digitare in rete i nomi dei 4 finanzieri che ho citato, sarà per tutti simpatico sapere che non siamo in crisi, ma che far fallire gli stati sovrani è una nuova tecnica finanziaria.
Le Licenziate hanno prodotto un testo, un film, uno spettacolo di strada, girano l’Italia e ci hanno insegnato che bisogna far qualcosa. Qualcosa di diverso, non perché la nostra storia recente sia negativa: i nostri padri, dal dopoguerra hanno fatto crescere un Paese che pur ricco di contraddizioni è diventato importante a livello industriale, ci permette di discutere dei nostri diritti e di concetti nuovi, perché la nostra carta costituzionale lo permette a tutti i cittadini, ma è un Paese che dice anche che i tempi sono cambiati e che per delineare i nuovi diritti bisogna sapere che cosa è cambiato.
Non è retorica; mi piacerebbe discutere sul cambiamento, sui diritti e non chattando in rete, né arringato nelle piazze, ma approfondendo idee e la rete è un buon mezzo per comunicare. La protesta che nasce dal basso come quella delle lavoratrici dell’OMSA che produce informazione è un validissimo potenziale, ma non deve mai tradursi nella lamentela di un’elemosina richiesta ad un padrone, perché la schiavitù non è ancora stata superata e il salario non è un buon metodo per eliminarla.
Il lavoratore ha in proprietà la sua forza lavoro e può venderla, barattarla, aggregarla in altro modo, anche come imprenditore di se stesso, e in altre forme di lavoro: artigianale, commerciale, cooperativistico ecc. Sappiamo tutti che tra breve l’automazione sostituirà il 60% del lavoro umano e che il nostro problema sarà quello di cambiare l’articolo 1 della Costituzione italiana per esser certi che chi gestirà l’automazione italiana e la globalizzazione non abbia il potere di licenziare e di accumulare ricchezze senza limiti e invece siano individuate diversi- ficate forme di distribuzione della ricchezza, in modo funzionale ai bisogni e al rendimento sociale di ogni individuo, alla difesa dell’ambiente e della qualità della vita.
E questa chiamiamola pure retorica.
DOMANDE.
Se ogni individuo ha diritto di scegliere e difendere la qualità della propria vita, allora il rispetto degli altri corrisponde anche al rispetto per noi stessi. Come regoliamo la Solidarietà nazionale e internazionale del diritto alla vita e diritto al lavoro?
Un bene viene prodotto e immesso nel libero mercato globalizzato da due entità concorrenti che sono paritetiche rispetto al prodotto, il capitale investito e la forza lavoro: in eguale misura e corrispondono al padrone che possiede il capitale e al lavoratore che possiede la forza lavoro. Il padrone può licenziare il lavoratore, ma non il contrario, contraddicendo così la legge paritaria della produzione del bene. Il mezzo di produzione cooperativo, che può far parte di qualsiasi sistema produttivo richiede un unico individuo: il lavoratore che è anche socio e proprietario del plusvalore, ma possiamo avere anche lavoratori che sono imprenditori del loro lavoro.
Perché non si danno vita ad aggregazioni, patti sindacali, sociali, leggi e diritti al lavoro che promuovano sistematicamente organizzazioni produttive di tipo cooperativo, aggregativo, individuali per le forze non occupate aiutandole ad accedere al credito, e/o con capitali propri?
La globalizzazione capitalistica ha prodotto lavoro e ricchezza in giro per il mondo e risolto con gravi contraddizioni problemi vitali, parzialmente rispondendo al problema della fame nel mondo, non ancora della qualità della vita. La globalizzazione è un buon modo di produrre in una logica di libero mercato, ma il problema nel futuro sarà: chi la gestisce? L’attuale sistema di contrapporre i lavoratori sulla base del costo del lavoro è una logica del profitto, non della qualità della vita. Occorre allora un contratto internazionale del lavoro. A che punto siamo? Quanta convinzione si ha che se un lavoratore è contrapposto ad un altro non si ottiene un risultato proficuo e che “lavoratori di tutto il mondo unitevi” è finalmente diventato uno slogan applicabile”?
L’automazione si sostituisce tra breve al 60% del lavoro umano, permettendo a miliardi di esseri umani di a,ancarsi dai lavori più debilitanti e potersi quindi dedicare ad altro. Sarà più libero di cercare nuovi interessi, nuovi lavori. Ma chi sarà il “padrone” delle macchine automatiche: lo Stato? Il capitalista? Entrambi? I lavoratori aggregati? Il terzo settore di beni economici? Un’idea di common o di beni comuni?
I padri dell’illuminismo, poi delle borghesie liberali, pensarono ad un processo graduale il cui obiettivo sociale etico fosse la libertà dell’individuo e una migliore qualità della vita.
La proprietà privata era da loro difesa come veicolo verso quegli obiettivi, ma il capitalismo li ha reinterpretati verso il profitto e l’accumulazione senza limiti e l’obiettivo si è trasformato da libertà in egoismo.
Non è forse già il momento di porre dei limiti alla proprietà privata capitalista, in funzione del cambiamento e riportare il sistema della proprietà privata sugli antichi valori liberal?
E questa non è retorica.
gianpaolo salbego

i giovani chiamano: mafie

 articolo tratto della newsletter "Insieme per la cultura"del mese di maggio 2012


Giovedì 19 aprile 2012. Una sera che non invitava ad uscire di casa. Troppo fresca per la primavera e piovosa. Invece “Parole per la legalità e non solo ...” e l’ancor più intrigante presenza di studenti del Salvemini che leggono racconti tratti da “La parola liberata dalle mafie” ci ha trascinato all’appuntamento: giovani del nord che parlano di mafia? Ebbene la lezione è iniziata così.
L’Assessore alla cultura descrive l’iniziativa e l’importanza di conoscere la mafia perché si è radicata assai bene anche nel nord e Don Giuseppe (Parrocchia di Monte San Giovanni) richiama l’attenzione sul fatto che così si fa partecipazione, quando forze sociali con funzioni differenti quali il Comune, la Scuola, la Parroc- chia, le associazioni di cittadini assieme promuovono iniziative, qualunque siano: assieme si eleva la qualità della vita di una comunità. Non esiste altro mezzo. 1^ lezione.
La parola passa a Loreta Paris l’insegnante di riferimento del Salvemini che assieme ad Alessandro Gallo hanno condotto l’esperienza. Gallo - giovane anche lui - è stato l’animatore del gruppo di lavoro che si è formato al Salvemini, ma ci spiega che da un semplice incontro di classe si è passati ad un incontro per tutti gli studenti dell’Istituto, per approdare a un vero e proprio gruppo di lavoro che ha svolto fuori orario scolastico 90 ore di ricerca e la realizzazione di un testo scritto dai ragazzi. Già! Scritto e pubblicato perché i cin- que giovani del 19 aprile non erano aspiranti attori, ma erano gli stessi che avevano condotto la ricerca e La parola liberata dalle mafie” era la lettura di passi del loro testo. 2^ lezione.
La 3^ lezione è esemplare, perché ci spiega come si possa produrre rimanendo fuori dal libero mercato e dalla globalizzazione e soprattutto come si possa continuare a produrre e sopravvivere col proprio lavoro se le idee sono ben indirizzate. Parlo con sicurezza dell’argomento, perché sono editore e pratico da sempre la micro editoria - non potrei fare altrimenti visto gli argomenti teorici che tratto - ma questa volta sono loro, i giovani del Salvemini che inventano cose sul sociale, non solo di mafia, e producono un primo testo. Un piccolo, breve testo, coinvolgente, anche accattivante che si vende ad un prezzo popolare e ci raccontano: “la metà del guadagno viene reinvestita nel prossimo testo; l’altra metà in attività a sostegno del sociale.”
Siamo molto lontani dalla globalizzazione e dalle speculazioni, pur tuttavia in filosofia diremmo che anche questa è una speculazione, estesa come termine non a bieco interesse, come populisticamente lo si usa, ma a tutto ciò che porta a un fine indotto da diversa origine e i nostri giovani a-globalizzati hanno già prodotto 15 libri. Non male per chi tra poco farà parte del 30% di disoccupati. Credo però che questa 3^ lezione sarà una guida anche per loro: al di fuori del lavoro dipen- dente esiste il lavoro indipendente che ogni essere umano possiede per sua natura ed è quello che rileva il diritto del 1° articolo della costituzione, non a quello dipendente da altri, come certa imprenditoria vorrebbe farci credere. Il movimento cooperativo ci ha dato diversi esempi aggregativi del lavoro, gli allievi del Salvemini
hanno ideato qualcosa d’altro e sarà buon tesoro per il loro futuro.
La 4^ lezione è venuta dalle loro letture.
Ripercorriamole. Forse non collocheremo bene i loro nomi, ma nel corso della serata non è stato possibile identificarli tutti, però la cosa che ci ha immediatamente coinvolti è la professionalità con cui si sono rapportati ad una platea: ognuno di loro ha presentato l’idea, poi letto il breve racconto scaturito dalla ricerca e pubblicato. Francesco Aselli non ha letto, ma ci ha coinvolti nella sua spiegazione ed era determinato e coinvolgente, proprio come chi crede in quello che sta dicendo. Non sfigurerebbe in programmi come Ballarò o come Anno Zero.
Valentina Passuti ci parla di Jarry proveniente dalla terra africana e accolto secondo i crismi italiani, prima dalla nostra legislazione, poi coinvolti dalle nostre mafie per arrivare infine ad una cooperativa di Libera Terra dove le terre di mafia sono riconsegnate ai cittadini che le debbono governare e difendere.
Abbiamo ascoltato la lirica di Daniela Pistininzi che ha scritto e letto la sua storia. Storia vera di una bambina di 10 anni cui un coetaneo aveva lanciato un appellativo coinvolgente: “Palermitana di merda.” Non si offende diremmo noi adulti, ma Daniela è giovane e il suo occhio, il suo orecchio vedono cose che noi adulti ormai tralasciamo perché ci hanno educato in questi ultimi vent’anni a non vedere e a filtrare le verità attorno a noi. Daniela no! Sente e ascolta ancora cose flebili che passano spesso nascoste e scrive il suo testo, il suo resoconto su una domanda semplice, ma fondamentale: “come mai un bambino di 10 anni dice a una sua coetanea un simile appellativo.
Non certo per creatività intrinseca ...” si chiede Daniela “deve averlo sentito dire da qualche adulto.”
Infine Beatrice Donati che ci legge la storia di Mattia, figlio di un mafioso, ma che non vuole essere mafioso ed è invece portatore di un destino predestinato. Difficile per Mattia, Beatrice lo accompagna con l’energia necessaria a capire il suo e il nostro dramma.
La serata è stata intensa, perché dopo le letture dei giovani Tiziana di Masi (attrice) ci racconta storie di cibi. Ogni vivanda conduceva a una storia dell’ambiente, del contesto culturale di chi lo aveva prodotto: tutte terre libere di Libera terra; si assaporavano quei prodotti e “si possono acquistare presso le coop” ci dice Tiziana e parodiando i giovani del Salvemini ci dice: “sosteniamoli.”
Lezioni, non retoriche e neanche permeate di ideologismi, ma di realtà e quotidianità. Pensare ad adeguati finanziamenti pubblici per iniziative di questo tipo che oltre ad avere una valenza educativa, svolgono anche un’azione sociale, non è retorica, né mera ideologia.
A quella lezione abbiamo parte- cipato in molti: c’era la scuola, c’erano i cittadini, c’erano i giovani, c’era la nostra Parrocchia, il Sindaco, l’Assessore alla cultura e diversi operatori della pubblica amministrazione, anche loro hanno contribuito alla lezione: assieme si sconfiggono le mafie.

gianpaolo salbego

PERSONAGGI: INTERVISTA A MARIA CECILIA LUZZI, ASSESSORE ALLA CULTURA COMUNE DI MONTE SAN PIETRO


Il bilancio di previsione del 2012 è stato approvato in questi giorni. Abbiamo chiesto all’assessore Luzzi quali risorse sono a disposizione per le politiche culturali e giovanili.

Nel bilancio del 2011 le risorse destinate alla cultura erano state praticamente azzerate, a parte quelle destinate alle spese ordinarie della biblioteca (acquisto dei libri e abbonamenti dei periodici) e alle attività sovracomunali della Zona culturale bazzanese.
Oltre a queste - all’interno delle quali è inserito il progetto del T eatro per la scuola - confermiamo nel 2012 l’impegno per la realizzazione dei concerti della rassegna Corti, chiese e cortili e le attività laboratoriali della Biblioteca, rivolte sia ai bambini che agli adulti.
Tra le attività della biblioteca ricordo il servizio bibliotecario di prestito digitale: MIOL - Media Library On Line. È un nuovo servizio che permette agli iscritti della biblioteca di scaricare gratuitamente e-book, musica, giornali anche dal computer di casa.
Abbiamo inserito tra le attività culturali i Concerti di musica classica in collaborazione con il Conservatorio G.B. Martini di Bologna, quattro spettacoli con i docenti e gli allievi degli ultimi anni dei vari corsi di strumento.
Ci auguriamo davvero che questi concerti possano essere momenti di divertimento e insieme di crescita culturale, soprattutto per i nostri giovani.
Rivolto ai giovani è senz’altro l’appuntamento di luglio Calderino Rock F estival, legato allo Spazio dei Suoni e ad altre realtà musicali giovanili del nostro comune e del Distretto culturale.
Ancora, tra le attività rivolte ai giovani, vorrei segnalare il progetto rivolto ai ragazzi di 15-18 anni di Servizio Civile Volontario Regionale per l’impiego in ambito ambientale, completamente gratuito e che può avere crediti formativi scolastici. Obiettivo del progetto è la valorizzazione del percorso ciclo-pedonale esistente lungo il torrente Lavino al fine di potenziarne la fruibilità da parte della popolazione per promuovere una idea di mobilità alternativa a contatto con la natura e con un territorio ancora molto integro attraverso il riconoscimento della flora e l’attività di manutenzione e pulizia del sentiero in collaborazione con il Gruppo CAI (Club Alpino Italiano) - Bologna Ovest.
Rivolti inoltre ai giovani di tutte le età sono i due spettacoli di burattini che abbiamo messo in calendario per la prossima estate.
Uno spazio molto suggestivo del nostro Comune è l’Abbazia della Badia, che ospita il Museo del vino e della castagna, un’esposizione permanente di otto teche con piccoli oggetti dell’arte contadina del nostro territorio e 2 due carri agricoli restaurati, che sono parte di una ricca donazione fatta all’Amministrazione comunale.
Si tratta certamente di un interessante percorso culturale, di conoscenza, di memoria storica e insieme di promozione del nostro territorio.
Vi si svolgono inoltre concerti della rassegna Corti, chiese e cortili, spettacoli musicali e di danza e attività culturali.
Con il contributo della Provincia di Bologna prevediamo nel prossimo anno di eseguire lavori di sistemazione dell’area esterna e la realizzazione dei servizi igienici per i portatori di handicap.
Ritengo sia di grande importanza l’attività culturale e aggregativa che si svolge presso i centri civici delle nostre frazioni, che cercheremo di supportare e incrementare ulteriormente (v . calendario p.20 l’attività a Loghetto).
Ricordo la recente inaugurazione del centro civico di San Martino, in occasione della quale è stata anche inaugurata la scultura intitolata T i porterò la L una - opera ideata e donata al Comune da Gilberto Sanmartini conosciuto come “pittore della nebbia” - e allestita una mostra del medesimo pittore.
Vorrei infine esprimere il sincero apprezzamento dell’Amministrazione comunale al vostro progetto Insieme per la cultura, un’iniziativa importante, un grande sforzo di coinvolgimento di varie realtà associative culturali del nostro territorio e dell’Istituto Comprensivo e che sta riscuotendo un buon risultato sul piano della partecipazione dei cittadini.
L’Amministrazione comunale intende essere al vostro fianco e sostenere con convinzione il progetto come ha fato sino ad ora, mettendo a disposizione le proprie strutture e servizi.

(intervista di Mirella Allori)

UNA FAVOLA AL MESE: CAPPUCCETTO ROTTO


tratta dalla newsletter "Insieme per la cultura" del mese di maggio 2012


Un giorno di maggio alcuni “bimbi grandi” di 5 anni della scuola materna di Monte San Giovanni entrarono nell’Ospedale di Bazzano per una visita nel “posto dove si curano gli ammalati”.
Si avvicinarono all’ascensore dove già attendeva un Signore. Si aprirono le porte e l’insegnante disse ai bambini “siate educati e fate salire il Signore.” I bambini si spostarono e lo lasciarono entrare e il Signore collocatosi al centro dell’ascensore li invitò ad accomodarsi e a fare con lui un “... girotondo intorno al mondo mentre sale e mentre scende.”
“Calma, calma, noi siamo bimbi grandi di 5 anni” pensò Renzo e subito, pronto redarguì quel Signore dicendo: “In ascensore non si può fare il girotondo.” Ma curiosamente il Signore gli chiese: “Perché?”
Renzo sembrava impacciato dalla domanda e stava pensando cosa rispondere quando Luisa (una bimba grande di 5 anni anche lei della scuola materna di Monte San Giovanni) gli disse perentoria:
“Perché non c’è spazio per tutti, noi siamo bimbi grandi: il girotondo intorno al mondo mentre sale e mentre scende si fa solo con i bimbi piccoli di 3 anni.”
Il Signore che conosceva anche i segreti di Pulcinella prontamente le chiese: “Quelli dell’albero dei ciucci?” e Renzo gli disse: “Proprio loro!”
Mesta mesta, Marta, la più piccola dei bimbi grandi gli chiese: “Come fai a conoscere l’albero dei ciucci?”
Il Signore le rispose: “Perché io vengo dalla fabbrica dei ciucci, ma questa è un’altra storia.”
Poi, rivolgendosi a tutti, continuò alzando la voce: “Venghino, venghino, signori bimbi grandi che ora invece di fare il Girotondo vi racconterò la favola di Cappuccetto Rotto.”
“No!No! ...” tentò di dire Renzo “... si dice Cappuccetto ...”, ma il Signore lo guardò e iniziò quella improbabile storia e ...

“LA FAVOLA DI CAPPUCCETTO ROTTO
è la storia di una bimba che voi ben conoscete. Quel giorno portava da mangiare al lupo ... no! Alla nonna, ma strada facendo decise di raccogliere un fungo, perse l’equilibrio, cadde e un ditino della mano destra rimase impigliato in una radice e ... crack! ... Che dolore. Si ruppe quel ditino.
Piangeva Cappuccetto Rotto e pensava che così conciata GiPi avrebbe raccontato una nuova storia su di lei.”
Il Signore fece una pausa, guardò i bimbi grandi di 5 anni e disse: “GiPi sono io, ma questa è un’altra storia.”
“GiPi, basta con le tue storie su di me!” Gridò Cappuccetto Ro...
I bambini grandi di 5 anni ascoltavano e ora si chiedevano quale Cappuccetto fosse quella che aveva gridato: Rosso o Rotto?, ma GiPi riprese la sua storia.
“Piangendo, Cappuccetto Rotto iniziò ad inveire e dalla boccuccia uscirono strane frasi del tipo: “perBaccolina, perBaccolone, per Bacco” e urlando dal dolore: “per Bacca!” E subito una vocina proveniente da un cespuglio disse: “Si? Chi mi sveglia?”
Cappuccetto Rotto non ne poteva più dal male e adesso si mettevano a parlare anche i cespugli: “E tu chi sei?” chiese al ... cespuglio.
“Sono una Bacca, vivo nel cespuglio di bacche e un tempo ero la moglie di Bacco, ma a lui piacevano le Chicche d’uva che con una magia mi fecero addormentare nel bosco ...”
(GiPi pensò “La Bacca addormentata nel bosco? ... No! No! Questa è un’altra storia).
La Bacca continuò dicendo a Cappuccetto Rotto: “... e il tuo grido mi ha svegliato dal lungo sonno, così dice la storia: Quando una bimba imbranata si romperà il dito, il suo grido di dolore ti sveglierà dal lungo sonno.”
La Bacca stava continuando la sua storia quando sentì un pianto, non lacrimoso, ma irritato: “Ahi! Ahi!” Diceva ... ma chi diceva? Chi era che piangeva? adesso ... “Adesso poi!” Pensava Cappuccetto Rotto: “Ho un dito rotto. N essuno mi aiuta?” Gridò all’improvviso.
“Ahi! Ahi!” Tornò a lamentarsi la vocina. “E tu chi sei?” le chiese Bacca, moglie di Bacco che face- va ciucci a forma di Becco (No! Questa anche è un altra storia).
“Sono pisolino” disse la vocina. “E allora?” Chiese Bacca.
“Bacca! E’ anni che ti hanno fatto schiacciare un pisolino. Quel pisolino sono io. Spostati per favore: sto malissimo.”
Ne frattempo GiPi aveva fasciato ben stretto il dito di Cappuccetto Rotto e stava indirizzandola a casa della Nonna perché dal cestino usciva uno strano odore e sembrava voler camminare da solo. Cappuccetto Rotto guardò quello strano paniere che si ... stava muovendo e spiegò a GiPi che doveva affrettarsi perché il Puzzone di Moena stava ... puzzando e siccome è un formaggio ... e, cioè ... un formaggio molto ‘puzzolo’ disse: “è fatto a forma di piede! Cammina se puzzola troppo.”
GiPi stava già pensando: “Puzzolo? Ma non farà mica parte della favola di Biancaneve e gli otto nani?” Ma ormai Cappuccetto Rotto era lontana.
“Ahi! Ahi! Spostati.” Continuava a gridare Pisolino alla Signora Bacca, moglie di ... Cappuccetto Rotto entrò trafelata nella casetta della Nonna e vide il Lupo ... la Nonna che le disse: “Ma che grande dito che hai?”
“E tu Nonna cara, non potresti alzarti ogni tanto e venirmi incontro in quel bosco?”

GiPi


La favola di Cappuccetto Rotto appartiene per la SIAE alle edizioni Agenda. E’ stata ideata in ascensore per i bambini grandi di 5 anni di Monte San Giovanni, quelli senza ciuccio, ma anche per i genitori (senza ciuccio) affinché rammentino che il loro fanciullino - di pascoliana memoria - può essere d’aiuto per far crescere i bimbi grandi di 5 anni.