domenica 16 settembre 2012

i giovani chiamano: mafie

 articolo tratto della newsletter "Insieme per la cultura"del mese di maggio 2012


Giovedì 19 aprile 2012. Una sera che non invitava ad uscire di casa. Troppo fresca per la primavera e piovosa. Invece “Parole per la legalità e non solo ...” e l’ancor più intrigante presenza di studenti del Salvemini che leggono racconti tratti da “La parola liberata dalle mafie” ci ha trascinato all’appuntamento: giovani del nord che parlano di mafia? Ebbene la lezione è iniziata così.
L’Assessore alla cultura descrive l’iniziativa e l’importanza di conoscere la mafia perché si è radicata assai bene anche nel nord e Don Giuseppe (Parrocchia di Monte San Giovanni) richiama l’attenzione sul fatto che così si fa partecipazione, quando forze sociali con funzioni differenti quali il Comune, la Scuola, la Parroc- chia, le associazioni di cittadini assieme promuovono iniziative, qualunque siano: assieme si eleva la qualità della vita di una comunità. Non esiste altro mezzo. 1^ lezione.
La parola passa a Loreta Paris l’insegnante di riferimento del Salvemini che assieme ad Alessandro Gallo hanno condotto l’esperienza. Gallo - giovane anche lui - è stato l’animatore del gruppo di lavoro che si è formato al Salvemini, ma ci spiega che da un semplice incontro di classe si è passati ad un incontro per tutti gli studenti dell’Istituto, per approdare a un vero e proprio gruppo di lavoro che ha svolto fuori orario scolastico 90 ore di ricerca e la realizzazione di un testo scritto dai ragazzi. Già! Scritto e pubblicato perché i cin- que giovani del 19 aprile non erano aspiranti attori, ma erano gli stessi che avevano condotto la ricerca e La parola liberata dalle mafie” era la lettura di passi del loro testo. 2^ lezione.
La 3^ lezione è esemplare, perché ci spiega come si possa produrre rimanendo fuori dal libero mercato e dalla globalizzazione e soprattutto come si possa continuare a produrre e sopravvivere col proprio lavoro se le idee sono ben indirizzate. Parlo con sicurezza dell’argomento, perché sono editore e pratico da sempre la micro editoria - non potrei fare altrimenti visto gli argomenti teorici che tratto - ma questa volta sono loro, i giovani del Salvemini che inventano cose sul sociale, non solo di mafia, e producono un primo testo. Un piccolo, breve testo, coinvolgente, anche accattivante che si vende ad un prezzo popolare e ci raccontano: “la metà del guadagno viene reinvestita nel prossimo testo; l’altra metà in attività a sostegno del sociale.”
Siamo molto lontani dalla globalizzazione e dalle speculazioni, pur tuttavia in filosofia diremmo che anche questa è una speculazione, estesa come termine non a bieco interesse, come populisticamente lo si usa, ma a tutto ciò che porta a un fine indotto da diversa origine e i nostri giovani a-globalizzati hanno già prodotto 15 libri. Non male per chi tra poco farà parte del 30% di disoccupati. Credo però che questa 3^ lezione sarà una guida anche per loro: al di fuori del lavoro dipen- dente esiste il lavoro indipendente che ogni essere umano possiede per sua natura ed è quello che rileva il diritto del 1° articolo della costituzione, non a quello dipendente da altri, come certa imprenditoria vorrebbe farci credere. Il movimento cooperativo ci ha dato diversi esempi aggregativi del lavoro, gli allievi del Salvemini
hanno ideato qualcosa d’altro e sarà buon tesoro per il loro futuro.
La 4^ lezione è venuta dalle loro letture.
Ripercorriamole. Forse non collocheremo bene i loro nomi, ma nel corso della serata non è stato possibile identificarli tutti, però la cosa che ci ha immediatamente coinvolti è la professionalità con cui si sono rapportati ad una platea: ognuno di loro ha presentato l’idea, poi letto il breve racconto scaturito dalla ricerca e pubblicato. Francesco Aselli non ha letto, ma ci ha coinvolti nella sua spiegazione ed era determinato e coinvolgente, proprio come chi crede in quello che sta dicendo. Non sfigurerebbe in programmi come Ballarò o come Anno Zero.
Valentina Passuti ci parla di Jarry proveniente dalla terra africana e accolto secondo i crismi italiani, prima dalla nostra legislazione, poi coinvolti dalle nostre mafie per arrivare infine ad una cooperativa di Libera Terra dove le terre di mafia sono riconsegnate ai cittadini che le debbono governare e difendere.
Abbiamo ascoltato la lirica di Daniela Pistininzi che ha scritto e letto la sua storia. Storia vera di una bambina di 10 anni cui un coetaneo aveva lanciato un appellativo coinvolgente: “Palermitana di merda.” Non si offende diremmo noi adulti, ma Daniela è giovane e il suo occhio, il suo orecchio vedono cose che noi adulti ormai tralasciamo perché ci hanno educato in questi ultimi vent’anni a non vedere e a filtrare le verità attorno a noi. Daniela no! Sente e ascolta ancora cose flebili che passano spesso nascoste e scrive il suo testo, il suo resoconto su una domanda semplice, ma fondamentale: “come mai un bambino di 10 anni dice a una sua coetanea un simile appellativo.
Non certo per creatività intrinseca ...” si chiede Daniela “deve averlo sentito dire da qualche adulto.”
Infine Beatrice Donati che ci legge la storia di Mattia, figlio di un mafioso, ma che non vuole essere mafioso ed è invece portatore di un destino predestinato. Difficile per Mattia, Beatrice lo accompagna con l’energia necessaria a capire il suo e il nostro dramma.
La serata è stata intensa, perché dopo le letture dei giovani Tiziana di Masi (attrice) ci racconta storie di cibi. Ogni vivanda conduceva a una storia dell’ambiente, del contesto culturale di chi lo aveva prodotto: tutte terre libere di Libera terra; si assaporavano quei prodotti e “si possono acquistare presso le coop” ci dice Tiziana e parodiando i giovani del Salvemini ci dice: “sosteniamoli.”
Lezioni, non retoriche e neanche permeate di ideologismi, ma di realtà e quotidianità. Pensare ad adeguati finanziamenti pubblici per iniziative di questo tipo che oltre ad avere una valenza educativa, svolgono anche un’azione sociale, non è retorica, né mera ideologia.
A quella lezione abbiamo parte- cipato in molti: c’era la scuola, c’erano i cittadini, c’erano i giovani, c’era la nostra Parrocchia, il Sindaco, l’Assessore alla cultura e diversi operatori della pubblica amministrazione, anche loro hanno contribuito alla lezione: assieme si sconfiggono le mafie.

gianpaolo salbego

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